Fontana luminosa di Capodanno, semplice nella sua complessità

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By Guido Buffoli

Pensieraggini, anzi, corpo-pensieraggini di Capodanno…

Perché mai come a Capodanno, per quanto vogliamo distrarci, pensiamo. Anzi, appunto, corpo-pensiamo…

A Capodanno, oltre a tirare le somme, si fanno buoni propositi… Ci si augura qualcosa di bello, che ci dia piacere ma anche sollievo.
Tutti vorremmo cose semplici, chiare, siamo stanchi e oberati dal peso di mancate informazioni, spiegazioni che ci lasciano dubbiosi, confusi e rintanati nei nostri piccoli mondi. La realtà però non è affatto semplice. Per arzigogolare possiamo dire che è semplice nella sua complessità, così come il fatto che ognuno, anche se si dà da fare per non accorgersene, ha un corpo pensante, un’attività mentale molto al di sopra di quello che crede.
È una realtà semplice riconoscere che sappiamo ancora ben poco di come, quanto e dove funzionano i nostri corpo-pensieri. È ora di chiamarli così, se vogliamo deciderci a sancire che corpo e mente sono un’unica cosa, che i nostri pensieri non sono astratti, ma fatti di materia ed energia e non sorgono e funzionano solo nel cervello. C’è del vero nel detto “ragionare con i piedi” o “con il culo”, o “essere una testa di cazzo”. Se andiamo oltre al significato denigratorio, dobbiamo riconoscere che tutta la rete nervosa e organica che ci compone è un sistema integrato che dinamicamente pensa. Del resto, non si sa bene da chi, ma è un po’ che sentiamo parlare del nostro sistema immunitario e dell’intelligenza del nostro biota intestinale… cominciamo a pensare se funzionano su di noi come degli estranei, o se li trattiamo come schiavi senza curarci delle loro condizioni.
Come funziona la nostra impresa personale? C’è stress, distress, burnout, boreout, mobbing, disagio lavorativo.
Difficile semplificare.
“Pe’ fa la vita meno amara, me so’ comprato ‘sta chitara…” cantava Manfredi.
“Felicità… un bicchiere di vino con un panino…” gli faceva eco Al Bano.
Ma, suonare e cantare, bere e mangiare, sono davvero cose semplici?

Alle porte del festone di Capodanno, in attesa di banchetti, musica e fuochi d’artificio vale la pena ricordare che neanche la cucina, i concerti e i razzi sono poi tanto semplici.
“A capa penza…” diceva un personaggio di Eduardo De Filippo.
E “penza” sempre, si potrebbe aggiungere.
Quindi, ci dobbiamo fare i conti.
A meno che non si ritenga, come un altro personaggio di De Filippo, che per curare i pensieri, se i pensieri stanno solo nella testa, basta tagliarla.

Ironia a parte, il migliore augurio di Capodanno che possiamo farci è di accettare che solo conoscendoci meglio, nella nostra semplice complessità, possiamo scoprire come mettere insieme ragione ed emozioni.
Impresa che rappresenta la nostra più grande difficoltà, nelle relazioni con noi stessi e con gli altri, ma anche la nostra migliore risorsa.

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