I bambini prima e dopo la nascita
Occuparsi di bambini nelle primissime fasi della loro esistenza significa affrontare problemi di rappresentazione e comprensione molto delicati e complessi.
La persona nel suo venire al mondo e nel suo divenire incontra prove cruciali e dispiega nei primi anni di vita energie e potenziali associativi a livelli non più ripetibili negli anni successivi. In particolar modo nel primo anno di vita possono intercorrere un alto numero di variabili interne ed esterne al bambino, favorevoli o sfavorevoli, che nel loro diverso intersecarsi condizionano lo strutturarsi delle future capacità relazionali e cognitive.
Concepimento, gravidanza, sviluppo embrionale, fetalità, parto, prematurità, psichismo fetale, neonatalità, nascita dell’Io, diade madre-bambino, simbiosi, autismo e narcisismo fisiologici, intelligenza sensomotoria, sviluppo della personalità e delle capacità pratto-gnosiche… quanti aggettivi, termini e concetti che insistono su un arco di tempo di circa ventun mesi!
Ognuno di questi termini apre interrogativi e scoperte che rimangono sospesi spesso fra introspezione e superficialità, fra incanto e mistero, fra individualismi e generalizzazioni.
Che influenza può avere il concepimento? Cosa si può dire di un buon concepimento, di una buona gravidanza, e in che modo si correlano con lo psichismo fetale e neonatale? Si può parlare di psichismo fetale? Domande importanti che per ora hanno avuto risposte multiple e settoriali anche per la grande difficoltà di definire e rappresentare il contemporaneo essere e fluire dello psichico e del biologico.
Bisogna riconoscere che un altro ostacolo ad accrescere le nostre conoscenze del mondo infantile è rappresentato da due ordini di difese: individuali e sociali. Le prime riguardano le difficoltà di ognuno a confrontarsi controtransferalmente con quelle aree infantili arcaiche, primitive, pulsionali, libidiche, fantasmatiche, oscillanti tra gioia e terrore che riecheggiano i propri alternanti vissuti. Le seconde intervengono per sostenere un sistema di paraventi pseudo adulti e mascherare quanto l’evoluzione delle parti primitive della società sia tuttora ostacolata dal predominio di forti tendenze onnipotenti infantili che ripropongono coattivamente soluzioni abili, magiche e onnipotenti.
Per quanto mass media e ambienti culturali rivolgano maggiore attenzione al mondo dell’infanzia, risulta evidente che leggi, proclami, associazioni sorte in difesa del rispetto dei diritti dei bambini, finora hanno ottenuto risultati più formali che sostanziali.
Sono infatti tristemente note le cifre che parlano della mortalità infantile per fame, malattie, abbandono e maltrattamenti, ma non abbiamo statistiche sulle gravi depressioni e morti psichiche di cui è vittima un numero sicuramente maggiore di bimbi.
Anche nell’ambito scientifico i contributi sullo sviluppo della relazione e dell’intelligenza nella prima infanzia non manifestano quella vivacità di interesse e quella quantità di contributi che sarebbe stato legittimo attendersi.
Spesso quindi gli “adulti” preferiscono — difensivamente — rappresentarsi il mondo infantile in maniera semplificata ed edulcorata, ben lontana dal reale.
Al contrario, i miti e le favole — condensati della saggezza umana — hanno spesso segnalato questi problemi con gran varietà di metafore sulle nascite, sui processi di abbandono e separazione e sullo sviluppo del pensiero.
Basti pensare alle nascite degli dei dell’Olimpo — chi dalla schiuma del mare, chi da un mal di testa di Zeus, chi dall’alto, chi dal tuono — e alle nascite degli eroi, assai spesso figli di ninfe abusate da dei tramutati in fiumi, venti o animali.
Nelle favole i bambini nascono sotto i cavoli, sono oggetti di malefici appena nati o vengono rapiti da gnomi o streghe invidiose. Ne vengono al mondo di tutte le dimensioni, colori e fattezze: pollicini, mignoline, mezzi uomini e mezze bestie, pelli d’asino, raperonzoli, bimbi sapienti, neonati che crescono a folle velocità… Si può ben dire che nell’immaginario umano, in questa cultura meno seria e ufficiale, si sia dato maggior peso alle variabili che condizionano diversamente la nascita della persona dal concepimento al divenire un “Io”.

