Mani che formano un cuore contro la luce del sole, simbolo dell’amore e di San Valentino.

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By Psicosinfonie

San Valentino: la festa di chi non ama?

Come tutte le festività, anche San Valentino divide le opinioni. C’è chi la ritiene una festa puramente commerciale e terribilmente trash, da evitare come la peste. E c’è chi inizia a pensarci e prepararsi mesi prima, cercando il regalo perfetto per il proprio partner, da consegnare in una scenografia perfetta, magari organizzando un effetto sorpresa degno di una commedia romantica hollywoodiana. Ma non è questa distinzione che fa riflettere. Trovo molto più interessante quella che c’è tra chi è innamorato profondamente, magari da anni, e il 14 febbraio lo trascorre senza neppure ricordarsi che è San Valentino, e chi non è né innamorato né in coppia e inizia a pensarci dal 14 gennaio, che il 14 febbraio sarà San Valentino.
Facendo un calcolo tra quanti hanno tirato fuori il tema di San Valentino negli ultimi giorni, i sigle battono le coppie a mani basse.
Perché? È un fenomeno psicologico, sociologico o semplicemente culturale?

Il peso dell’assenza

Di sicuro, da qualche parte e in qualche forma, c’entra la mancanza.
Ci accorgiamo dell’importanza di qualcosa solo quando ci manca.
Interpretato in questo senso, il fenomeno non fa una grinza. Chi è innamorato non ci dà peso, o gliene dà con naturalezza e spontaneità, visto che è innamorato tutti i giorni, magari da migliaia di giorni. E chi invece non lo è, proprio in occasione di questa festa, patisce il fatto di non esserlo. O, se non lo patisce, comunque ci riflette. Insomma, lo nota.
Ma se ci fosse anche qualcosa che riguarda di più il nostro io? La nostra identità?

Amore, identità e completezza

Jean-Paul Sartre, nella sua opera L’essere e il nulla, affermava che “l’altro è lo specchio attraverso il quale ci definiamo”.
Se prendiamo alla lettera questa citazione, San Valentino diventa allora uno specchio crudele per chi si sente privo di una relazione amorosa. Uno specchio che ci riflette un io sfocato, poco definito, se non del tutto inesistente.
Senza un partner, la nostra identità viene meno.
Ma anche la nostra completezza.
Fin dall’epoca classica, Platone nel Simposio ha suggerito che l’essere umano sia per natura una metà alla ricerca della propria parte mancante, concetto che si è radicato profondamente nell’immaginario collettivo.
Senza un partner, ci manca qualcosa.
Ma siamo davvero incompleti senza un’altra persona? L’industria culturale sembra rispondere di sì: il cinema, la letteratura e la musica hanno costruito un intero repertorio di narrazioni sul bisogno dell’altro per sentirsi realizzati.

Conclusione

San Valentino, celebrando l’amore romantico, quello tra partner, esclude chi un partner non ce l’ha. Ma San Valentino è definito anche come festa degli innamorati, quindi dovrebbe includere tutti coloro che amano.
Certo, se per amore si intende “avere” qualcuno da amare, che magari ci identifichi e ci completi, allora l’esclusione avviene spontaneamente.
Ma se si considera l’amore “un’attività, non un affetto passivo”, come diceva Fromm nel saggio L’arte di amare, allora ci siamo dentro tutti.

L’amore non possiede, non identifica e non completa.
Condivide.

Quindi, sinceramente quanto letteralmente: Buon San Valentino a tutti!

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