Fallire, fallare, senza fallo, mettere il piede in fallo… La paura di fallire non è solo un timore momentaneo, ma spesso riattiva memorie emotive dei nostri errori passati. Quelli isolati, quelli ripetuti, e quelli che, nonostante i tentativi di elaborazione, hanno lasciato ombre non dissipate e ferite non del tutto sanate.
Le reazioni di fronte al fallimento possono colpirci in vari modi. Possono insinuarsi progressivamente e allargarsi a macchia d’olio. O possono esplodere all’improvviso, togliendoci il fiato, come se stessimo precipitando in un burrone. O, ancora, possono farci sentire in una specie di crudele gioco dell’oca, in cui a ogni passo falso siamo costretti a tornare al punto di partenza.
La paura di fallire e il peso dell’inconscio
Le diverse reazioni ai fallimenti non sono sempre proporzionali alla gravità di quanto accaduto. Può accadere che, di fronte a un semplice inciampo, reagiamo come di fronte a un fallimento irrecuperabile. E questo accade principalmente per due motivi. Per effetto della sommatoria di tutti quegli insuccessi che sono stati messi in stand-by e riaffiorano di colpo, e perché quel semplice inciampo, per effetto scatenante, favorisce l’ansia di essere messi a nudo svelando vergogne inconsce.
Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, ci ha insegnato che molte delle nostre reazioni emotive derivano da contenuti inconsci. E così, a volte, un fallimento non pesa solo per le sue conseguenze reali, ma perché riaccende antiche paure e vergogne sepolte.
La paura di fallire: il peggior effetto del fallimento
Il modo in cui interpretiamo i nostri fallimenti influenza il nostro benessere. Se ci convinciamo che un errore definisce il nostro valore, alimentiamo un dialogo interiore negativo che ci paralizza.
Al contrario, il fallimento, se accettato e integrato, diventa parte del nostro percorso di crescita. Con questo non si intende celebrare il fallimento, arrivare ad augurarselo. Ma solo accettarlo e, soprattutto, metterlo in conto. È accaduto, e molto probabilmente accadrà di nuovo. Per questo è fondamentale riuscire a trasformarlo in forza.
Quando la paura diventa terrore
Nella storia, il fallimento ha spesso avuto conseguenze drammatiche. Nel Medioevo, un nobile poteva passare dalla corte al carcere in un attimo, vittima di giochi di potere, dell’alternanza delle fazioni. Sotto il dominio di Ezzelino da Romano, bastava poco per cadere in disgrazia: persino i suoi alleati potevano essere gettati da una botola all’interno della famigerata Torlonga, ora osservatorio astronomico dedicato a Galileo Galilei.
Lo stesso Galileo, per evitare la condanna della Santa Inquisizione, fu costretto a rinnegare pubblicamente le sue scoperte, un esempio di come la paura di fallire possa spingere persino le menti più brillanti a scendere a compromessi per sopravvivere.
Il fallimento nella mente e nel corpo
I fallimenti possono portare emotivamente dalle stelle alle stalle (o alle galere, stando alla storia). E questo accade quando le nostre azioni sono state troppo mescolate alle fantasie dell’immaginario e come boomerang ci colpiscono con corpo-pensieri che aggiungono al dispiacere, alla caduta di autostima, alle conseguenze reali dei fallimenti, orde di ogni tipo di fantasmi. Corpo-pensieri che stringono alla gola, schiacciano il petto, serrano lo stomaco e provocano tuffi al cuore.
La paura di fallire può generare stress cronico, ansia e perfino blocchi psicologici.
Superare la paura di fallire
Se il fallimento è inevitabile, allora la nostra forza sta nel modo in cui lo affrontiamo. Possiamo scegliere di non lasciare che il passato definisca il nostro futuro, di riscrivere la narrazione degli errori non come condanne, ma come tappe di un percorso.
“Sempre tentato. Sempre fallito. Non importa. Tentare di nuovo. Fallire di nuovo. Fallire meglio.” Samuel Beckett

