Socrate e i social media: due mondi apparentemente inconciliabili. Da un lato, il filosofo dell’antica Grecia, maestro del dialogo e della ricerca della verità; dall’altro, l’universo digitale, fatto di post, like e contenuti rapidi. Viene da chiederselo. Se Socrate vivesse oggi, potrebbe trovare sui social media uno spazio fertile per esprimersi e venire ascoltato?
La sua ironia e la sua maieutica sarebbero strumenti ancora validi per orientarsi in un ambiente digitale saturo di informazioni, opinioni e fake news?
Il metodo socratico nell’era digitale
Il metodo socratico si basa sul dialogo, sul confronto e sulla ricerca della verità attraverso domande e risposte. I social media, invece, sembrano spesso il luogo del monologo, della polarizzazione e della disinformazione. Quindi, cosa accadrebbe se si applicasse il metodo socratico nel dibattito online? Porre le domande giuste per far emergere le contraddizioni e stimolare la riflessione, oltre a favorire un dialogo critico, potrebbe contrastare e contenere il dilagare delle fake news e favorire una comunicazione più autentica.
Il rischio della doxa: opinioni senza riflessione
Uno dei problemi più grandi dei social media è la prevalenza della doxa, l’opinione superficiale, rispetto all’episteme, la conoscenza fondata. Socrate metteva in guardia dal rischio di credere di sapere senza un’analisi critica. Rischio che oggi è amplificato dalla velocità con cui le informazioni si diffondono, senza il tempo necessario per verificarle.
Il problema delle bolle informative e degli algoritmi che ci mostrano solo ciò che conferma le nostre idee potrebbe essere contrastato proprio con un approccio socratico: dubitare, interrogare, approfondire. Socrate e i social media potrebbero dunque trovare un punto di incontro nel promuovere il pensiero critico.
Uno dei principi fondamentali del pensiero socratico è: “So di non sapere”. Questo atteggiamento di umiltà intellettuale è l’antidoto perfetto contro la disinformazione che dilaga sui social. Per cui basta aver letto qualche articolo on line o aver visto un video su YouTube per convincersi di saperne abbastanza.
Socrate, con la sua insistenza nel chiedere “perché?”, metterebbe alla prova le affermazioni più virali smontando le certezze infondate con la logica e la ragione. Ma quanto sarebbe efficace in un’epoca in cui le emozioni prevalgono sui fatti e le opinioni hanno spesso più valore delle prove?
L’ironia di Socrate e quella dei social
Socrate utilizzava l’ironia come strumento per smascherare le false certezze. Faceva domande apparentemente ingenue per portare l’interlocutore a riconoscere la propria ignoranza. Anche i social, ai nostri giorni, utilizzano l’ironia. Tuttavia, sui social media, l’ironia spesso si trasforma in sarcasmo e cinismo, perdendo il suo potere educativo. Invece di stimolare il pensiero critico, tende a polarizzare ulteriormente le opinioni e a generare conflitti.
La maieutica e i commenti online
La maieutica socratica si basava sull’arte di fare domande, tanto ingenue quanto incalzanti, per aiutare l’interlocutore a trovare la verità dentro di sé. Oggi, questa tecnica potrebbe essere applicata nei commenti sotto ai post, nei dibattiti sui forum e nelle discussioni online. Ma c’è un problema: la velocità con cui si consumano i contenuti digitali non lascia spazio alla riflessione. La maggior parte degli utenti non cerca il confronto, ma la conferma delle proprie idee.
Sui social media, le domande vengono spesso interpretate come attacchi personali. La discussione viene sostituita da schieramenti e fazioni. Se Socrate cercasse di usare la sua maieutica in un dibattito su un social, verrebbe probabilmente etichettato come “provocatore” o “disturbatore”, e le sue domande, anziché stimolare il pensiero, rischierebbero di essere sommerse da insulti e risposte superficiali. Quasi certamente, Socrate verrebbe bloccato.
Il dialogo socratico e l’ascolto attivo
Socrate non imponeva verità, ma guidava gli interlocutori verso una maggiore consapevolezza attraverso il dialogo. Oggi, il rischio è che la comunicazione online sia caratterizzata più dall’imposizione di idee che dall’ascolto reciproco.
Sui social media spesso prevale la ricerca del consenso immediato, la risposta veloce, il commento impulsivo. Eppure, applicare il metodo socratico online potrebbe portare a discussioni più costruttive, basate su domande che stimolano riflessioni anziché scontri sterili.
Socrate e i social media: come l’olio e l’acqua?
Se Socrate fosse vivo oggi, alla fine, riuscirebbe a trovare un suo spazio nel mondo digitale? Sarebbe bello pensare di sì, ma è poco credibile. Il pensiero critico richiede tempo, pazienza e disponibilità al confronto, tre elementi che scarseggiano nel panorama dei social media.
Socrate probabilmente non scriverebbe post virali, né accumulerebbe follower. Userebbe i social media per porre domande scomode, smascherare false convinzioni e stimolare il pensiero critico. O meglio, ci proverebbe. Purtroppo, molto probabilmente invano.
Conclusione
I social media ci danno la possibilità di esprimerci come mai prima d’ora, eppure tendiamo a ripetere opinioni già pronte, togliendo valore al dubbio e al confronto.
Se davvero tutto torna di moda, sarebbe bello che sui social tornasse di moda Socrate.
Ricominceremmo a porre domande per andare a fondo, dubiteremmo delle verità assolute e, soprattutto, cercheremmo un vero dialogo invece della polemica.
E tutto questo non per imporre la nostra visione, ma per stimolare una riflessione più profonda e autentica.
Se Socrate tornasse di moda, i social diventerebbero una nuova agorà. Un’agorà 2.0. Un’agorà on line.

