Foglio bianco accartocciato con punto interrogativo nero al centro su sfondo nero, simbolo visivo dei dubbi interiori e delle incertezze esistenziali.

Estratti

By Psicosinfonie

Il valore dei dubbi: quando anche gli psicoanalisti si mettono in discussione

Nel suo primo libro, Preconscius, il dottor Guido Buffoli racconta — ora in prima, ora in terza persona — il suo percorso all’interno della mente umana. Un percorso lungo e profondo, fatto di studio, dedizione, passione e… dubbi. Dubbi professionali, personali, esistenziali.

Questo estratto toccante ci ricorda che anche chi conosce a fondo i meccanismi della mente spesso si pone delle domande. E che i dubbi non sono segni di debolezza, ma strumenti di consapevolezza.

Dubbi di maturità

“Era ben oltre la metà della sua vita, in quell’età in cui spesso si pensa, in cui non si sa quanto resta da vivere e quanto davvero è valsa la propria esistenza, trascorsa fra entusiasmi, certezze e impietose contraddizioni, insidiose critiche a tutto, a tutti, soprattutto a se stessi.
Cosa pensava davvero di saper fare, cosa aveva davvero imparato? Era solo una persona mediocre con aspirazioni in parte megalomani, o una persona pigra, che non aveva saputo investire bene i suoi talenti, o dalla personalità fragile, immatura e raffazzonata, piena di maschere poco note anche a lui?
Era ancora un bambino sognante, un adolescente idealista e instabile, oppure un anziano mal cresciuto, poco soddisfatto sia della riuscita caratteriale che fisica — uno di quelli che sono stati lì ad aspettare un irrobustimento, una maturazione che non arrivava mai, oltretutto con poca stima dei suoi vissuti relazionali, spesso più di facciata che di un qualche spessore?”

Dubbi personali

“Si era battuto per false idee, era ancora alla ricerca del branco cui aggregarsi in modo passivo?
Aveva qualche ricordo di cui andare fiero, qualche sprazzo di eroismo, di santità di cui vantarsi? C’erano state in lui fiammate di passione, o solo piccoli crepitii?
Sapeva di aver usato espressioni ricalcate e a tratti estremizzate, ma a volte usava le esagerazioni per stanare pensieri nascosti e primitivi.
Si sentiva un po’ come Mafalda in uno dei fumetti di Quino, quando chiedeva alla madre se nel giorno del suo matrimonio ci fosse stato il vulcano dell’amore o solamente puzza di bruciato!
Alla sera, prima di addormentarsi, succedeva spesso che nei suoi pensieri tornassero memorie di momenti della sua vita di cui non era fiero, di cui si vergognava, e avrebbe pagato per non aver agito così.”

Dubbi e conflitti

“Aveva letto un sacco di fumetti e libri di vario genere, di giorno, di notte, anche al gabinetto, non proprio come il pensatore di Rodin. Già nell’adolescenza, pur senza continuità, aveva studiato storia, psicoanalisi e, dopo tanti tentativi, teoria musicale, ma anche letteratura e religione, spesso con curiosità e vero interesse.
Ogni tanto guardava gli scaffali pieni di libri — era passato il tempo in cui credeva che li avrebbe letti tutti e non si rammaricava nemmeno tanto di non averlo fatto.
Pensava alle biblioteche di conoscenti e colleghi, sapendo di non poter avere la certezza che anche loro avessero letto ogni libro comprato. C’erano stati tempi in cui leggeva avidamente e si entusiasmava nel vedere la lucidità e la complessità delle opere scritte. Da un po’, invece, provava resistenza a consultare nuovi libri. Piuttosto, aveva bisogno di rileggere in altro modo nella sua mente ciò che l’aveva colpito nei numerosi frammenti ammassati nel tempo, più o meno confusamente.
Leggeva per conoscere i pensieri degli altri, ma allo stesso tempo cercava di osservare la sua mente, sentire l’anima e il corpo, pure se parlavano lingue diverse. I valori e le contraddizioni umane lo affascinavano e lo mettevano a disagio, si era votato all’amore, almeno così aveva creduto, alla famiglia, al sociale, allo sport, alla musica, persino alla politica, comparando, a volte, la problematica della gestione dei propri conflitti interni e del proprio ego ai complessi funzionamenti dello Stato.
In lotta con i sensi di colpa, aveva cercato di dare spazio a un sano egoismo — però si sentiva appesantito dall’eccessiva ricerca di ideali, che andavano in crisi per l’ipersensibilità nel cogliere i suoi difetti e gli agiti delle persone.
Quando si lasciava sopraffare dall’incombenza dei conflitti, queste ondate minacciavano il suo benessere, spingendolo a un relativismo depressivo, seducendolo ad abbandonarsi alla corrente senza più pensare.”

Dubbi introspettivi

“A che gli era servita l’introspezione, tutto il suo pensare?
Certo a riconoscere le incredibili attività mentali dell’uomo, ma a che pro, se poi veniva sommerso da contraddizioni e delusioni insistenti e dolorose nella sua psiche?”

Dubbi e certezze

“Cercava di stare a galla in mezzo a dubbi, a periodi di trascinamento delle sue giornate in cui continuava comunque a svolgere le sue principali occupazioni e a ottemperare ai suoi doveri, a incassare i pugni della vita, insieme a momenti di rigenerazione, pace e sfegatati ottimismi. Però, ogni tanto, una parola nota e sconosciuta al tempo stesso, uscita da libri polverosi e secoli di storia, sfiorava la sua mente per dileguarsi in fretta, lasciando quasi un eco lieve, un brusio, un ‘us’ latino, forse una parola magica, un ‘hocus pocus’, forse un ‘prestidigitorium’, o un ‘igitus figitus’ alla Mago Merlino, che pian piano si plasmavano nella parola ‘preconscius’.”

Conclusione

Questo estratto di Preconscius, così intimo e vero, ci insegna che i dubbi non sono falle da colmare, ma fessure da attraversare.
I dubbi ci possono rallentare, certo, e metterci in discussione.
Ma è dai dubbi che nascono intuizioni sincere. Nuove certezze e profonde verità.

Foto di Leeloo The First: https://www.pexels.com/it-it/foto/punto-interrogativo-su-carta-stropicciata-5428826/

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