Louis Armstrong mentre suona la tromba, simbolo dell'arte di improvvisare nel jazz e nella vita.

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By Psicosinfonie

Improvvisare: l’arte di vivere nella complessità del reale

Saper improvvisare è un’arte, un talento naturale. Ma anche una capacità che si può affinare, se non si perde il contatto con la complessità del reale e con l’istinto.

Perché oggi più che mai

Il bisogno umano di prevedere l’imprevedibile, sottolineato dal dottor Guido Buffoli nell’ultimo articolo, è diventato oggi un’ossessione.
E questo per una situazione paradossale.
Viviamo in una società imprevedibile che non ammette l’imprevedibilità.
Una società in cui tutto sembra determinato dal caos, ma che ci bombarda di strumenti che permettono di calcolare, anticipare, programmare, pianificare, prevedere senza margine di errore.
È ovvio che, per quanto ci sforziamo, il risultato non ci potrà mai dare quel senso di serenità di cui abbiamo tanto bisogno.
Ed è qui che ci viene in aiuto la capacità di improvvisare.

Improvvisare, in che senso?

Improvvisare non significa agire a casaccio, o tanto per fare. Non è sinonimo di superficialità o impreparazione. Al contrario, è una competenza raffinata, che nasce da un mix di conoscenza, ascolto, intuizione, istinto e capacità di adattamento. È ciò che permette di affrontare l’imprevedibile con creatività, senza esserne travolti.

Nel suo libro Umanosfera. L’Amazzonia dei corpo-pensieri. Appunti di viaggio, il dottor Guido Buffoli scrive:

“In ogni situazione di realtà bisogna saper improvvisare. Diceva un batterista che è giusto imparare la musica e la teoria, ma anche saper improvvisare il ritmo migliore non solo per ogni pezzo, ma anche per i diversi musicisti con cui si suona, per il diverso pubblico, o per i diversi contesti.”

In queste parole si nasconde una verità profonda: la vita, come la musica, è un flusso continuo. Chi sa improvvisare non si oppone al cambiamento, ma lo accompagna, lo accoglie e lo trasforma in qualcosa di nuovo. Segue il ritmo. Come solista, ma anche in sintonia con l’orchestra.

La rigidità come illusione di sicurezza

Il bisogno di certezze spinge spesso verso schemi rigidi. Ma nella realtà le cose non seguono sempre il copione. Programmare ogni dettaglio, aspettarsi che tutto vada come previsto, è spesso un’illusione. Quando gli imprevisti arrivano — e arrivano sempre — solo chi sa improvvisare ha gli strumenti per reagire con efficacia.

L’improvvisazione, a differenza del controllo, ci chiede di stare nel presente. Nel reale, in tutta la sua complessità. Non in ciò che dovrebbe essere, ma in ciò che è. Ci chiede di ascoltare l’istinto, non l’impulso. E questa è forse la sua più grande sfida.

Improvvisare nei rapporti umani

Improvvisare non è solo utile sul lavoro o nelle emergenze. È fondamentale anche nei rapporti. Nelle relazioni non esistono regole fisse che funzionino sempre. Ogni incontro è diverso. Ogni persona è un mondo.

Il dottor Buffoli continua:

“Bella cosa saper improvvisare, non solo nella musica ma anche nella vita, nei rapporti con se stessi e con gli altri, saper scegliere i pensieri più adatti, le parole migliori, i toni, i ritmi e gli atti più sani, per permettere a tutti, a turno, di fare l’accompagnamento e il solista.”

Questa immagine del dialogo come musica è potente. Improvvisare nei rapporti significa saper ascoltare, dare spazio, cambiare tono, accettare il silenzio. È l’opposto della prevaricazione. È un’arte di equilibrio.

Improvvisare non è improvvisarsi

C’è una differenza sottile, ma fondamentale, tra improvvisare e improvvisarsi. Chi improvvisa, si è preparato. Ha studiato, osservato, allenato la mente e il corpo a reagire in modo flessibile. È proprio come un jazzista: conosce le regole così bene da poterle rompere.

Chi si improvvisa, invece, finge. Si muove a caso. L’improvvisazione vera è una forma di intelligenza incarnata. Richiede presenza mentale, autoconsapevolezza e fiducia nelle proprie risorse.

Il valore educativo dell’improvvisazione

Sarebbe utile insegnare a improvvisare fin da piccoli. Non come ultima risorsa, ma come competenza fondamentale. In un’epoca che premia la ripetizione e penalizza l’errore, improvvisare insegna che sbagliare è parte del processo creativo. Che non tutto si può sapere in anticipo. Che si può inventare, aggiustare, ritrovare la strada anche nel mezzo del caos.

Non a caso, le pratiche teatrali e musicali che includono l’improvvisazione sono usate anche in contesti terapeutici e pedagogici. Perché permettono di scoprire risposte nuove a vecchi problemi. Perché ci rimettono in contatto con il momento presente e con l’istinto.

Conclusione

Il dottor Buffoli conclude con una domanda:
“Si può credere di riuscirci?”
Una domanda aperta. Non retorica.
Improvvisare, nella vita come nella musica, richiede coraggio. Il coraggio di accettare l’incertezza, di mettersi in gioco senza sapere come andrà a finire, di ascoltare il proprio istinto. E per questo è un atto profondamente intimo e potente.

In un mondo imprevedibile che pretende la prevedibilità, saper improvvisare è una risorsa a cui tutti dovremmo attingere.