Impronta digitale in bianco e nero, simbolo dell’identità unica e personale di ogni individuo.

Articoli

By Psicosinfonie

Essere e avere: alla ricerca dell’identità

All’inizio la domanda che l’uomo si poneva era: “Chi sono?”. Poi, questa domanda si è intrecciata sempre più con: “Cosa ho?”. Ultimamente, anche a: “Cosa mostro?”.

Il confine tra essere, avere e apparire si è fatto sottile, e l’identità – parola chiave di questo nostro tempo – è diventata un concetto fluido, condizionato, spesso contraddittorio. In questo scenario, le parole del dottor Guido Buffoli nel suo libro Edipo e dopo? risuonano come un invito a ripensare in profondità cosa significhi davvero costruirsi un’identità oggi.

«Fromm parlava di “avere o essere”, Amleto di “essere o non essere”. Si potrebbe aggiungere “avere o non avere”. Ma siccome non puoi essere senza avere un Io, e non puoi avere una identità senza essere, la formula giusta sarebbe “essere e avere”, poiché una condizione non può fare a meno dell’altra.»

Con questa riflessione, il dottor Buffoli fa luce su un particolare cruciale: la separazione tra “essere” e “avere” è una finzione analitica che non tiene conto della complessità del reale. Nella vita concreta, essere e avere si intrecciano, si sostengono, si alimentano a vicenda. L’identità non può esistere senza un senso di possesso di sé, ma allo stesso tempo non può ridursi a ciò che si ha.

L’identità come processo

A rendere tutto più complesso, osserva il dottor Buffoli, è l’ingresso di un nuovo elemento: il divenire.

«La cosa si complica quando si aggiunge il chi “diventare”.»

L’identità è un processo continuo, instabile, in trasformazione. Non basta essere o avere: è necessario diventare. E il diventare implica numerosissimi fattori, molti dei quali possono rimanerci sconosciuti, occulti, negati.

Nel contesto della psicoanalisi — ambito che il dottor Buffoli conosce profondamente – il diventare è un passaggio fondamentale. È ciò che ci permette di sciogliere i legami troppo rigidi con le immagini del passato — tra tutte, quella edipica — e costruire un’identità nuova, personale, unica.

Assomigliare, riflettersi, differenziarsi

Ma cosa succede quando nel processo di diventare si inserisce anche il bisogno di “assomigliare”?

«Nel diventare conta anche l’assomigliare, e la nostra crescita fisica e mentale non è geneticamente così predeterminata, il nostro corpo non sa a quanti progenitori diversi nell’aspetto e nel carattere deve ispirarsi e da quanti di loro può essere epigeneticamente condizionato, quali pregi conquistare e quali difetti evitare — anche su questo le diverse influenze edipiche possono dire la loro.»

Qui entra in gioco la dimensione dell’inconscio familiare, dei condizionamenti, delle memorie epigenetiche che modellano ciò che diventiamo, spesso senza che ce ne rendiamo conto. L’identità non è solo ciò che scegliamo di essere, ma anche ciò che ereditiamo, ciò che ci viene trasmesso, anche in forma invisibile.

Il dottor Buffoli suggerisce che l’identità è anche un gioco di specchi: assomigliare a qualcuno, distinguersi da qualcun altro, raccogliere ciò che ci è stato dato e trasformarlo. E, ancora una volta, l’ombra dell’Edipo torna a vegliare su questo percorso.

L’eredità di Edipo: tra destino e possibilità

Il riferimento al mito di Edipo non è casuale. In Edipo e dopo?, il dottor Buffoli riflette sull’influenza che questo archetipo continua ad avere sulla formazione dell’identità. Non solo come simbolo di conflitto familiare, ma anche come rappresentazione di una tensione tra destino e scelta, tra eredità e autodeterminazione.

L’Edipo moderno, secondo il dottor Buffoli, non è più solo quello che uccide il padre e sposa la madre, ma è anche colui che deve affrontare l’enigma di ciò che ha ricevuto e trovare una propria strada, unica, spesso dolorosa, a volte incompiuta.

Identità e complessità: un invito a pensare

In Edipo e dopo? viene tracciata una una mappa per pensare l’identità in modo nuovo. Non come una verità interiore da scoprire una volta per tutte, ma come un territorio in continua evoluzione. Non come una risposta definitiva in cui racchiudersi, ma come una domanda aperta da abitare.

L’identità è complessa, e coinvolge molti più fattori di quanto crediamo.
L’identità è essere, ma anche avere, diventare, assomigliare, ereditare, trasformare.
È il risultato di forze biologiche, psichiche, relazionali. Ed è, soprattutto, un processo che ha bisogno di tempo, di spazio e di pensiero.

In un’epoca in cui l’identità viene spesso ridotta a un profilo social, a una lista di competenze o a un orientamento, le parole del dottor Buffoli ci ricordano che diventare se stessi è un’impresa interiore, lenta, profonda, che richiede ascolto profondo e riflessione.

Vuoi approfondire?