Bussola circondata da frecce metalliche rivolte in diverse direzioni, simbolo delle scelte guidate dall’istinto o dall’impulso.

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By Psicosinfonie

Ascoltare l’istinto

In Umanosfera. L’Amazzonia dei corpo-pensieri. Appunti di viaggio, il dottor Guido Buffoli sintetizza in modo potente una delle nostre facoltà più preziose.

“L’istinto è uno dei portali che favorisce di più il contatto con l’umanosfera, ma ha bisogno di diventare una presenza costante a cui dare ascolto — appena smettiamo di farlo, un po’ alla volta non lo sentiamo più e di fronte alle scelte riprendiamo a dibatterci fra mille dubbi. Richiede diverse fasi di allenamento, acquisizione di automatismi e ampliamenti di attenzione mentale. Il premio consiste nella diminuzione dell’ansia, una maggiore libertà di pensiero e la capacità di fare le scelte più opportune.”

Un portale nell’umanosfera

Abbiamo descritto l’umanosfera in molti modi. Ma se la consideriamo nella sua definizione di enorme biblioteca multimediale, composta dal sapere e dal sentire di tutti gli esseri umani presenti, passati e futuri, potervi attingere può sembrare impossibile. Un super potere riservato a pochissimi.
Invece, la verità è che tutti possiamo attingervi.
Una delle facoltà che ci permette di farlo è proprio l’istinto.
Semplice, no?
Insomma, visto che, soprattutto di questi tempi, facciamo un po’ di confusione tra istinto e impulso.

Istinto e impulso

Istinto e impulso sono due movimenti dell’animo completamente differenti.

L’impulso è una reazione, rapida e superficiale, figlia dell’immediatezza. È il “clic” che scatta senza pensarci, il messaggio inviato prima di contare fino a dieci, la decisione presa sull’onda di un’emozione improvvisa.

L’istinto, al contrario, è silenzioso e profondo. È il sussurro antico che arriva dal corpo, dalla memoria evolutiva, dalla connessione con ciò che siamo stati prima di diventare esseri iper-razionali. È un sapere pre-logico che guida, ma non spinge.

Ci sono emozioni momentanee ed emozioni millenarie.
L’impulso sente le prime, l’istinto le seconde.

Perché seguiamo l’impulso

Viviamo in un’epoca in cui tutto ci spinge verso l’esterno.
Un’epoca fatta di velocità, immediatezza, prestazione, novità.

L’impulso si adatta bene a questo mondo: è rapido, apparentemente efficiente, “pronto all’uso”, sensibile al nuovo. Ma nel tempo genera caos. Seguirlo troppo spesso ci lascia confusi, ansiosi, prigionieri delle reazioni e non delle scelte.
L’istinto, invece, richiede tempo. Come scrive il dottor Buffoli, va allenato, ascoltato, riconosciuto. Non è sempre chiaro all’inizio, ma più lo si segue, più si fa preciso.

La nostra società ci disabitua a questa forma di ascolto. L’educazione privilegia il pensiero logico, l’efficienza, l’adattamento a regole esterne. Ma l’istinto non si insegna, si risveglia. E per risvegliarlo, occorre silenzio, attenzione, pratica.

Allenare l’istinto

Il dottor Buffoli parla di “acquisizione di automatismi” e “ampliamento dell’attenzione mentale”. È un’indicazione preziosa. L’istinto non è contrario alla mente: è una mente altra, corporea, primordiale. Può convivere con la razionalità, ma non essere sommerso da essa.

Quando si torna ad ascoltare l’istinto, qualcosa cambia. Le decisioni non sono più tormenti, ma atti di chiarezza. L’ansia si riduce, perché smettiamo di cercare conferme fuori e iniziamo a trovarle dentro. L’istinto ci guida non solo a sopravvivere, ma a vivere bene. Non è l’urgenza del predatore, ma la direzione del pellegrino.

Conclusione

Ascoltare l’istinto ci consente “una maggiore libertà di pensiero e la capacità di fare le scelte più opportune”. In un’epoca in cui ogni decisione sembra una trappola e ogni bivio una fonte di ansia, tornare all’istinto è un atto paradossalmente rivoluzionario. È scegliere l’ascolto invece della reazione. È fidarsi del corpo, dell’intuizione, dell’esperienza sottile che abita in ognuno di noi.

Ascoltare l’istinto è un atto di fiducia, non cieca, ma profonda.
È la via per uscire dal labirinto contemporaneo e rientrare nell’umanosfera.