All’interno del lessico umanosferico, questa parola composta — corpo-pensieri — indica l’oggetto principale della filosofia dell’umanosfera.
Se anche i nostri pensieri sono fatti di reali sostanze e si manifestano attraverso energia, calore, vibrazioni, campi magnetici ecc., ne consegue che le abituali modalità di rappresentazione riguardo alle relazioni intra e interpersonali si allargano ma diventano difficili da collegare con quelle nuove. Quindi, se diventiamo consapevoli del fatto che in ogni momento, in ogni luogo, da svegli o nel sonno, emettiamo flussi di corpo-pensieri che si mescolano e interconnettono con gli altri corpo-pensieri che ci circondano, dobbiamo affrontare una rivoluzione del sentire, valutare e reagire.
Per raggiungere una cassaforte protetta da un fitto reticolo di raggi infrarossi, devi evitarli. Non si vedono a occhio nudo, ma esistono e se li tocchi, interferendo nelle loro frequenze, provochi una variazione che attiva un segnale d’allarme. Nel nostro interscambio vitale ci sono reticoli di ogni tipo, emanati dai corpo-pensieri. Allora quali variazioni, quali attivazioni mettiamo in atto muovendoci in spazi circoscritti o aperti?
Le linee di confine con cui distinguiamo le cose ci appaiono nette, ma se le pensiamo come membrane, con diverse porosità attraverso cui avvengono continui scambi fra il dentro e il fuori, allora i movimenti dei corpo-pensieri vanno rappresentati con dinamiche più fluide, compenetrative e plastiche, meno fisse. Questa attività ci da un’idea molto più viva di come siamo connessi, immersi nel vivere, e di come influenziamo l’esistere e l’ambiente.
Davanti a questo insieme interattivo, si può credere che sia la vita a viverci e non noi a scegliere come viverla, similmente a chi affermava che è l’inconscio a determinare il nostro agire e non l’Io a scegliere. In realtà non sono del tutto vere entrambi le cose, e vale la pena di vedere come si differenziano e si intersecano.
Il nostro corpo ha un funzionamento estremamente complesso, ma meravigliosamente organizzato con il concorso di tanti minuscoli sottocorpi, fino ad arrivare alle cellule e agli atomi, così come il sistema planetario e il funzionamento della natura e del cosmo. Ogni singolo funzionamento, o disfunzionamento, di queste particelle comporta cambiamenti e adattamenti a catena di tutto l’insieme. Lo stesso succede per il flusso dei corpo-pensieri dei singoli, che a loro volta alimentano il corpo-pensiero dell’umanosfera.
Ogni nostro atto contribuisce, nel bene e nel male, all’evoluzione continua del corpo-pensiero dell’umanosfera, rendendo la parte migliore viva e palpitante, capace di sagge sedimentazioni e di nuove architetture antisismiche, in grado di contrapporsi ai corpo-pensieri inquinanti e distruttivi.
Il nostro agire non riguarda solo noi e le relazioni con gli altri. Perciò, abbiamo bisogno di raggiungere una consapevolezza ben più ampia su quanto ogni nostro corpo-pensiero influenzi il tutto e con quali conseguenze. Se valutiamo la percentuale di corpo-pensieri buoni, sani, emancipati, coerenti, saggi, tolleranti, fermi, tendenti all’ideale, rispetto a quelli carichi di egoismo, indifferenza, pregiudizio, condanna, utilizzazione, crudeltà, perversione, e a quelli dominati da difese di oscuramento, proiezione, scissione e frammentazione, possiamo renderci conto di quanto alimentiamo aree buone e meno buone del corpo-pensiero-umanosfera.
Si dice che quello che hai pensato, specie se brutto, non vuol dire che l’hai fatto o lo farai. Ma non è proprio così, perché, se un pensiero è un corpo-pensiero, allora comunque agisce. Si potrebbe dire che corrisponde, in un certo senso, all’intuizione messianica che non solo il fatto, ma anche il pensato può essere un peccato. Le antiche scritture però non vanno prese alla lettera, altrimenti questo passo condurrebbe a un super-io controllore che censura ogni corpo-pensiero negativo, alimentando la continua ansia dell’imperfezione e del senso di colpa e rappresenterebbe l’inconscio solo come un covo di peccati nascosti. Se invece si considera anche l’intuizione un corpo-pensiero, che ha lasciato traccia per millenni, allora lo si può vedere come un invito alla maggiore consapevolezza di quanto e come possano agire i nostri corpo-pensieri, seguendo un’altra intuizione di Gesù, in cui ricorda ai discepoli che ogni cosa che avrebbero fatto, anche alla più piccola delle creature, è come se l’avessero fatta a lui.
Avere più e nuova consapevolezza, ascoltando i miei corpo-pensieri, anche quelli che faccio per conto mio, o che non dico, o che non riconosco, significa che non stanno chiusi dentro di me, ma vanno oltre. Non riguardano più solo me, o i pochi altri con cui credo di interagire, ma alimentano nel bene e nel male le correnti che scorrono nel corpo-pensiero dell’umanosfera; anche quelle che, infrangendosi sulle barriere delle nostre difese, ci ritornano indietro, mettendo a dura prova la nostra sanità e chi crediamo di essere. Questo vale per tutti e ci dovrebbe far raggiungere un senso di grande responsabilità personalmente e socialmente comunitario. Perché quanto vivo, penso, agisco, si riflette certo su di me, sulla mia cerchia di persone, ma anche sui corpo-pensieri del mondo. Ho precisato “personalmente” e “socialmente” per evitare che si possa pensare a una visione dove l’io e la persona vengono relegati su uno sfondo e si disperdano nel mare della relatività, e per sottolineare come essere persona e al tempo stesso appartenere al consorzio umano possa valorizzare entrambe le condizioni proprio grazie alla consapevolezza dei loro paralleli processi di interdipendenza e autonomia.
I corpo-pensieri, con i loro flussi, sviluppano relazioni interumane molto più intricate e agite di quello che superficialmente pensiamo, perché con le loro emanazioni, oltre il limite corporeo a noi apparente, sviluppano contatti diretti e rapidi molto più intimi di quello che pensiamo, utilizzando mescolanze di sensoriale emotività che va dal primitivo all’evoluto, come succede anche per molta musica.

