il tango e il fandango dei corpo_pensieri

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By Guido Buffoli

Il tango e il fandango dei corpo-pensieri

Sono molte le immagini con cui possiamo rappresentarci i corpo-pensieri.
Una goccia che cade al rallentatore, un bocciolo che si apre con accelerazione, pulviscoli che baluginano nell’aria, odori colorati, immagini odorose, contatti anestetizzati o preliminarmente orgasmici, zoom alternati e saltellanti di scambi magnetici, sapori emozionali di visioni cellulari al microscopio, di immagini virtuali fra atomi ed elettroni, di pori cutanei alla lente d’ingrandimento. Reticoli vibranti carichi di micro-macro incontri, respingimenti, scontri, fusioni, inglobamenti che non mentono, rimpasti, fantasmi termografici… insomma tutto ciò, e molto di più, è quello che possiamo immaginare e sentire delle nidificazioni, dei voli radenti dei corpo-pensieri, delle loro scie a bassa quota e nel cielo dell’umanosfera.

Bastano pochi secondi

Succede a tutti… In pochi secondi hai classificato chi ti sta davanti, in nano secondi hai tracciato una serie di sentimenti in un’adunata di corpo-pensieri che avranno ordini diversi. In meno secondi le voci staranno già amando, odiando, giudicando, offendendo, disprezzando, mentre l’apparenza, l’opportunità, l’autocontrollo, il dovere, l’etica gettano un manto di invisibilità su quello che appunto senza aspettare avviene d’impeto, negando la primordialità di quei corpo-pensieri che si gettano in un corpo a corpo dentro e fuori di te.

Nei secondi successivi i corpo-pensieri scorrono secondo linee temporali diverse, e questo crea quelle diffuse sensazioni che insinuano dubbi su chi sei e cosa stai facendo tu e su chi sono e cosa stanno facendo gli altri. Specie se oltre a quei secondi se ne aggiungono altri provenienti dai filamenti dendritici delle ricombinazioni dei corpo-pensieri sparsi.

E dopo?

Quando i secondi diventano minuti, sia nel rapporto con se stessi che con gli altri, accade una miriade di storie emotive, di fatti che prendono strade diverse da quelle che l’orologio consapevole ticchetta, e a diffusione automatica si ripercuotono, si proiettano su nuovi sé, su nuovi incontri. Se parliamo poi di ore, di giorni, il timoniere si sforza di tenere il veliero nelle coordinate stabilite, mentre alcuni marinai, di nascosto, con le scialuppe cercano altri approdi o zone di pesca. Tutto ciò è un male? Può esserlo, non è facile, ma può essere anche avventuroso, l’occasione per imparare a navigare con un guscio di noce e scoprire nuove terre senza averlo preventivato.