Neonato che succhia al seno della madre, simbolo del legame materno e dello sviluppo nei primi momenti di vita.

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By Guido Buffoli

Comprendere il neonato

Dalla simbiosi all’empatia

La parola empatia oggi risuona a vari livelli molto più di un tempo, ma cosa significa? Patire insieme? Sentire quello che prova l’altro? Compatire? Sentire quello che prova l’altro, che magari lui non riesce a sentire? In realtà nessuno può mai davvero sapere quello che provano gli altri, ma può approssimarsi e intuire quello che in parte potrebbe essere. Se l’etimologia scompone la parola in “en” — trasformata in “em” non solo per consonanze — e “pathos”, il rimando è all’addentrarsi nella complessità delle successioni e alternanze emotive dell’altro che insieme lo pervadono.

Prima dell’empatia avviene naturalmente la simbiosi che impegna madre e nascituro. Una full immersion che concentra entrambi — come dice la parola stessa “sin bios” — sui processi energetici formativi vitali. In questo primo processo il feto e il neonato non si distinguono dalla madre, come se fossero tutt’uno. E anche la madre prova percezioni simili. Per evolvere è necessario un passaggio dalla simbiosi all’empatia, che implica un distacco e la nascita del pensiero nel neonato. Ma anche la capacità dell’adulto di comprendere i suoi rapidi e complessi passaggi maturativi, accompagnandolo sull’onda delle sue specializzazioni neuronali e sinaptiche. Questo può accadere attraverso un rapporto empatico con la comunicazione del corpo del bambino, e in questo ci possono aiutare le tracce mnemoniche che ci rimandano all’essere stati a nostra volta bebè. Le persone sono convinte per lo più che non si possa ricordare così indietro nel tempo, in realtà nei rapporti affettivi e sessuali si notano tracce pulsionali e ripetitive legate a passaggi fra simbiosi ed empatia, e anche queste hanno a che fare centralmente con le percezioni corporee.

Il neonato è un individuo

Un concetto importante per allontanarsi dall’immagine semplicistica del neonato come tubo digerente — o, all’opposto, dall’idealizzazione che gli si possa parlare perché capisce tutto — sta nel riconoscere quali sono le sue competenze potenziali e capire in quali condizioni si possono realizzare o essere impedite. Il neonato non va visto solo come corpo biologico, ma come un individuo che sviluppa un suo psichismo, esposto anche a sofferenza e dolore psichico come succede per i gravi casi di autismo e depressione precoce.
La comprensione del neonato passa quindi attraverso la centralità del corpo che non solo funziona fisiologicamente, ma percepisce e arriva a formare corpo-pensieri.

I sensi del feto e del neonato

Nella vita intrauterina la specializzazione e lo sviluppo delle vie sensoriali procedono solitamente in quest’ordine: tatto, odorato, gusto, udito, vista.
La bocca diventa uno spazio ricco di percezioni, per il feto e il neonato, e allo stesso tempo un teatro pieno di cariche fantasmatiche e di conflitti.
Alla dodicesima, tredicesima settimana il feto fa movimenti costanti di apertura e chiusura della bocca, si notano movimenti respiratori e compaiono le papille gustative — si ritiene che i cibi scelti dalla madre influenzino i gusti del neonato. Al quinto mese il feto si succhia il pollice e si vedono flussi e riflussi del liquido amniotico nella sua bocca, ci sono tracce anche di singhiozzi.
Il neonato beve per nutrirsi, ma nella dinamica delle poppate percepisce diverse sensazioni connesse al tatto, all’odorato, al calore, alla complessa dinamica della deglutizione che deve regolare respiro e ingestione, ed entra in contatto con i diversi modi di essere maneggiato dalla madre, di udire la sua voce. Tutto questo funge da organizzatore per la maturazione dell’udito e della vista.
Nella bocca le percezioni di duro, morbido, liquido stabiliscono differenze percettive, sensazioni su cui il neonato sviluppa proto-pensieri e più tardi riconoscimenti legati al benessere e al malessere. Lo stesso accade ai materiali sonori in fondo alla laringe e a quelli che lo toccano sulla pelle. Se consideriamo lo spazio bocca in relazione al suono, va considerata l’oscillazione dalla bocca piena di seno, o biberon, a una bocca piena di suono-parole che necessita da parte del neonato di esperienze percettive glosso-linguo-palatali del vuoto e del pieno. Tutto il processo che porta il neonato dalle percezioni ai proto-pensieri avviene attraverso il corpo e per lui pensare e agire sono tutt’uno.

Strumenti per la comprensione del neonato

Quelli fatti fino a ora sono solo alcuni dei molti esempi che si riferiscono alle competenze precoci dei neonati e alle loro risposte agli stimoli, anche se non facilmente riconoscibili. Esistono ormai molti aiuti tecnici che permettono di comprendere le competenze precoci e indicano metodi di osservazione: l’Infant Observation, per cui genitori e operatori dedicano giornalmente del tempo a osservare per qualche mese il neonato dal momento della nascita, o le scale valutative, come la Scala di Brazelton, che consente un aiuto ai genitori nel valutare le reazioni dei loro bebè.

Ci sono quindi molte possibilità di aumentare le nostre conoscenze in merito, bisogna però riconoscere una tendenza generale difensiva a rappresentarci visioni fattoriali pluri-composte. La scarsa o mancante attenzione alle variabili e ai micro-fattori che costellano in ogni momento i vissuti dei neonati e le loro interdipendenze purtroppo nasconde le conseguenze di possibili microtraumi sul loro sviluppo meno libero come persone.