C’è qualcosa di profondamente seducente nel desiderio di avere ragione.
Una forza quasi invisibile che, nelle discussioni quotidiane come nei conflitti più profondi, ci spinge a difendere il nostro punto di vista come se ne andasse della nostra stessa identità.
Eppure, quante volte, per dimostrare di avere ragione, finiamo per perdere la ragione?
Fumarsi la ragione per avere ragione
Ci sono alcune sigarette che “meritano” davvero la pena di essere fumate. E poi ce ne sono molte di più che si fumano solo perché si è fumatori. E così ci si ritrova quel gusto metallico in bocca, quel punteruolo in gola, i polmoni ingolfati, a chiedersi che bisogno ci fosse di fumare anche quella sigaretta.
Lo stesso accade con il voler avere ragione.
A volte ha senso.
Ma altre volte no.
E quelle altre volte, come le sigarette, servono solo a bruciarti la gola e toglierti il respiro.
Lasciandoti con la frustrazione di una soddisfazione troppo misera. Non hai ottenuto il godimento che credevi, ma ti è costato tanto.
Per le sigarette, la salute.
Per la ragione, la pace, la serenità, le relazioni.
Quando il torto consola
Può sembrare assurdo, ma avere ragione è un concetto sopravvalutato.
Avere torto non è sempre così grave come sembra, anzi.
Certo, il povero torto è svilito dal detto “avere torto marcio”, che di certo non lo aiuta a livello di immagine… ma andrebbe riconsiderato.
Basti pensare a tutti quei casi, molti più di quanti ne vogliamo ammettere, in cui avere torto è molto meglio che avere ragione.
Uno per tutti?
Quando siamo assolutamente certi che la persona che amiamo ci tradisca, e facciamo di tutto per dimostrare di avere ragione. Leggiamo messaggi ed e-mail personali, tendiamo le orecchie a ogni squillo, annusiamo indumenti e ci riduciamo a pedinamenti improvvisati.
Tutto per dimostrare che i nostri sospetti sono fondati. Che abbiamo ragione noi.
E finendo invece per scoprire che lo scenario perfetto, scientificamente esatto, che ci eravamo costruiti in testa, era solo un abbaglio.
Avevamo torto.
E ci sentiamo sollevati.
Felici.
Il bisogno di avere ragione
Ma da dove nasce questo impulso a voler dimostrare, a ogni costo, che l’altro ha torto e noi no?
In parte, forse, da un bisogno di protezione. Avere ragione ci fa sentire più forti, più stabili, più coerenti.
Rinunciare a questa posizione ci espone al dubbio.
E il dubbio, si sa, non è facile da gestire.
Soprattutto se quel dubbio non si limita alla situazione in cui vogliamo avere ragione, ma va a corrodere la nostra stessa identità.
Il torto che unisce
C’è un paradosso, nella dinamica del torto e della ragione: il torto unisce più della ragione.
Ammettere di avere torto è un gesto che apre. Che crea spazio. Che restituisce umanità.
Chi ha ragione non ha bisogno dell’altro.
Chi accetta di aver sbagliato, invece, rafforza un legame.
La colpa — se vissuta senza annientamento, ma con sincerità — è uno spazio condiviso.
È il punto da cui può rinascere il dialogo.
Avere sempre ragione isola
C’è una forma di solitudine che accompagna chi vive nel bisogno costante di avere ragione.
È la solitudine di chi non si lascia mai contraddire, di chi corregge ogni parola, puntualizza ogni dettaglio, alza il tono per difendere la propria posizione.
Non è una solitudine evidente. A volte è piena di relazioni, ma vuota di ascolto.
Chi ha sempre ragione non sbaglia mai — e quindi non cambia mai.
Non si scusa, non si espone, non si mette in discussione.
Non ha crepe, fessure, in cui l’altro può entrare.
Forse è per questo che chi ha sempre ragione si ritrova circondato da silenzi.
Non perché abbia vinto, ma perché gli altri si sono arresi.
Freud e l’onestà interiore
In una lettera a Wilhelm Fliess del 15 ottobre 1897, riflettendo sul suo stesso processo di autoanalisi, Freud scrisse:
“Essere del tutto onesti con sé stessi è un buon esercizio.”
Un invito semplice, ma radicale, utile anche in questo caso.
Sarebbe utile infatti, in questo caso, chiedersi se vogliamo avere ragione sempre, a tutti i costi, con gli altri o con noi stessi. Stiamo davvero sostenendo il nostro punto di vista con qualcuno, o con il nostro ego?
D’altro canto, se si crede di avere sempre ragione, che bisogno c’è di fare un po’ di autoanalisi?
È quando iniziamo ad accettare di poter avere torto, che cominciamo a guardarci dentro.
E a farci qualche domanda.
Conclusione
A volte diventa talmente importante avere ragione, in una determinata situazione, che si perde di vista l’importanza della situazione stessa.
Si perde di vista cosa sta accadendo nel frattempo.
Un frattempo che, se trascorso diversamente, ci potrebbe rendere felici.
Perché è questo il punto.
Avere ragione ci rende davvero così felici?
Forse…
Ma che invidia, tutti quelli che si sentono compresi, accolti e amati, anche quando hanno torto.
Anche quello marcio, ovviamente.

