In questo estratto da Umanosfera. L’Amazzonia dei corpo-pensieri. Appunti di viaggio, il dottor Guido Buffoli affronta un tema cruciale della nostra esistenza: saper scegliere.
Scegliere è sempre difficile, ma lo diventa ancor di più quando si è inconsapevoli della scelta che si sta davvero facendo. O quando, se si potesse, non si sceglierebbe nessuna delle opzioni disponibili. Non meno difficile, quando si sceglie per disperazione, nella disperazione.
Dalla tragedia greca, ai film cult, alle contemporanee serie tv, Guido Buffoli ci offre vari casi estremi, ma declinabili, con sfumature più tenui, nelle nostre scelte di tutti i giorni.
Edipo ha davvero saputo scegliere?
Tra le varie difficoltà, quando dobbiamo fare una scelta, c’è l’inconsapevolezza.
Sappiamo davvero cosa stiamo scegliendo?
Se Edipo avesse saputo che Laio era suo padre, lo avrebbe ucciso lo stesso?
E avrebbe sposato comunque Giocasta, se avesse saputo che era sua madre?
«Scegliere la pace o la guerra, la vendetta o il perdono? Un bel problema, come nella tragedia di Laio ed Edipo — “Mors tua vita mea” — consumata fra un padre e un figlio che non si conoscevano.»
Sophie poteva davvero scegliere?
Nel film cult La scelta di Sophie, Sophie si trova costretta a scegliere tra la morte di un figlio per la vita dell’altro. Un ricatto disumano, travestito da scelta.
«È notevole come e quanto sia stato pensato e rappresentato nel film, con drammatica ricchezza, questo terribile mosaico di suoni, parole, immagini. Questa accozzaglia di sentimenti, stridenti come una punta su una lavagna, stanno a gridare la domanda di dove stanno i confini fra abbrutimento e sadismo, fra ricatto e scelta, fra impotenza e rabbia vendicatrice, fra autodistruzione ed etero distruzione, fra essere squartati e squartare, fra rimanere persona o perdersi nel dolore.»
Squid Game: la scelta della disperazione
«Nella serie coreana Squid Game, persone malridotte per povertà, debiti o malattie, vengono attirate in un luogo segreto a giocare partite misteriose con promesse di guadagni milionari. Durante la prima prova i giocatori, traumatizzati, scoprono che chi sbaglia viene subito ucciso, e che a ogni concorrente eliminato il premio finale aumenta. A maggioranza possono scegliere di interrompere il gioco, e decidono di farlo. Poi, ripiombati nelle loro miserie, chiedono nuovamente di partecipare, sperando di essere gli unici a rimanere in vita e cambiare la loro esistenza con la ricchezza.
Il gioco, sempre più disumano, fa loro prendere coscienza dei peggiori istinti di sopravvivenza. Alla fine si scopre che il tutto è stato architettato da pluri milionari, in cerca di emozioni forti. L’ideatore principale, un vecchio facoltoso affetto da una malattia terminale, partecipava di persona al gioco fingendosi un povero concorrente, e barando aveva vinto l’ultimo duello. Cosa si è proposto di fare il regista con questa serie? Arricchirsi sfruttando la morbosità della gente, riproporre scenari che, in certe situazioni, mettono a nudo la vera labilità umana, mostrare fino a dove si può spingere la disperazione e la possibilità di scegliere? Magari un mix di tutto, più un’allusione che esistono, con le debite differenze, tanti Squid Game nascosti nella quotidianità dei nostri rapporti.»
Scegliere, nella vita di tutti i giorni
Dopo questi esempi famosi quanto estremi, il dottor Guido Buffoli traduce la difficoltà di saper scegliere nella quotidianità delle nostre vite.
«Quante volte dobbiamo scegliere fra noi e gli altri, con le sfumature che vanno dalla scelta libera a quella più coatta, a quella evidente ma poco accettabile, a quella nevrotica.
A volte si tratta di scegliere fra i propri genitori e i propri figli, o fra i propri partner e i genitori, o fra i partner e i figli.
Ecco la fatidica domanda rivolta al partner: «Se vedessi affogare me e i nostri figli, chi salveresti? E se stessi affogando io e tua madre?».
Altre domande sull’eco di “si salvi chi può!” pongono conflitti tra tentare di salvare o no chi affoga, col rischio di annegare in due, o in montagna tagliare la corda piuttosto che precipitare entrambi.»
Conclusione
Alla fine di questo estratto, Guido Buffoli ci lascia con una domanda cruciale a cui tutti siamo chiamati a rispondere.
«Dove sta il confine fra egoismo sano, diritto alla sopravvivenza, sacrificarsi o salvarsi a scapito degli altri?»

