Da Natale all’Epifania, quanto cambia un neonato, divino o mortale che sia?
Dalla notte di Natale a quella dell’Epifania trascorrono dodici giorni nei quali non sappiamo cosa sia successo al bambinello, a Maria e Giuseppe — potremmo dire altrettanto di ogni nuovo nato e dei suoi genitori.
In effetti, cosa sappiamo davvero di cosa succede giorno per giorno a ogni neonato dopo la nascita? Quante percezioni si avviano e cambiano in ogni minuto, in ogni secondo? Quanto queste numerosissime esperienze percettive siano determinanti per consentire al neonato di completare le tappe di un suo sano sviluppo?
Ci sono molti libri e scienziati che spiegano dettagliatamente, o anche in maniera divulgativa, gli incredibili e numerosissimi processi che si susseguono nella crescita del bambino dalla nascita ai primi anni di vita.
Si legge che quanto accade nel primo anno in particolare determina il carattere della persona.
Eppure, nonostante tutte queste informazioni, la tendenza generale è quella di rappresentarsi i neonati in modo semplificato e statico, di non riconoscerne la loro complessa attività — con qualche eccezione per i genitori addetti ai lavori.
A livello popolare il neonato, almeno nei primi mesi di vita, viene considerato tutto pappa, nanna, cacca. E, in generale, i genitori non sono preparati a osservare, apprezzare, favorire, sostenere nello specifico l’intensa navigazione del neonato nel mare di esperienze che diventeranno così importanti. Per lo più i genitori si occupano di garantire la sanità fisica e di dare affetto, ma cosa sanno di quello vedono o non vedono i bebè, di cosa distinguono, se sono in grado di pensare, giocare, sognare, avere un transfert? La nascita del bebè corrisponde alla nascita del suo pensiero, o questo avviene dopo? Percepire e pensare sono la stessa cosa? E ancora prima, cosa succede nel feto all’interno del ventre materno? Dalle prime cellule che formano l’embrione avvengono miracolosi processi di specializzazione cellulare che portano alla formazione di ogni diversa parte del corpo e delle strutture sensoriali. Quando il feto si approssima alla nascita è già formato per gran parte dei suoi apparati, ma la maturazione delle cellule deputate al funzionamento degli organi di senso prosegue nei mesi successivi alla nascita. Alcuni di questi processi sono programmati geneticamente in modo automatico, altri dipendono molto dalle esperienze che il neonato può o meno fare. Un sano sviluppo senso-psico-motorio dipende molto dal sincronismo e dalla coordinazione con cui ogni linea di specializzazione cellulare aiuta e sostiene l’altra. Intoppi o ritardi portano a microtraumi dello sviluppo che sono altrettanto importanti dei macrotraumi.
La speranza di futuri migliori sta soprattutto nel riuscire a far nascere e crescere persone più sane e libere di noi. Per questo sarebbe bello e necessario che un nuovo Natale, un nuovo anno, un’Epifania promuovessero una maggiore consapevolezza del miracolo di divenire persona. Sarebbe bello si continuasse, dopo il presepe, a contemplare e assistere Maria e Giuseppe nell’imparare a diventare ed essere genitori — e noi con loro. Sarebbe importante rendersi conto anche della difficoltà di seguire la rapidità delle trasformazioni percettive del bebè, per poter accoglierlo e rispecchiarlo meglio. Sarebbe bello e utile che la conoscenza del venire al mondo e diventare persona diventasse materia di insegnamento nelle scuole e facesse parte della nostra cultura. Sarebbe socialmente utile riconoscere meglio i ruoli di madre e padre, e aiutarli a conoscere i loro bebè garantendo a entrambi almeno un anno di astensione pagata dal lavoro.
Speriamo che la befana ci porti questi doni, invece di calze piene di guerre.

