Tutti noi formuliamo una quantità impressionante di pensieri.
Non parliamo del rimuginio ossessivo, continuo, involuto, centripeto.
Ma dell’atto vero, fecondo e vitale del pensare.
Per usare la stessa citazione usata dal dottor Guido Buffoli come incipit alla sua Umanosfera. L’Amazzonia dei corpo-pensieri. Appunti di viaggio:
«’E penziere so’ assaie, a capa penza… penza…»
Eduardo De Filippo, Le voci di dentro
La testa pensa… pensa…
Questa citazione di Eduardo De Filippo, drammaturgo e attore, grande osservatore della psicologia umana, offre uno spunto di riflessione sull’importanza dei pensieri.
Perché è proprio così… “a capa penza… penza…”.
Ogni giorno, la mente di tutti noi formula pensieri su pensieri.
Pertanto, è importante riconoscere il valore di questa attività e di questa produzione.
Spesso si dice che l’azione valga più di mille parole. Ma prima di ogni gesto c’è un pensiero. È lui a nascere per primo, a prendere forma, consistenza, direzione. Il pensiero non è il vuoto. Il pensiero è una forma viva.
Il pensiero non se ne sta fermo lì, a bagnomaria, nella nostra testa. E neppure svanisce nel nulla.
Il pensiero è “azione”: ha un corpo e lascia tracce
Non è raro che l’idea comune sia quella di considerare il pensiero come qualcosa di impalpabile, astratto, evanescente. Eppure, come ricorda il dottor Guido Buffoli nei suoi studi, i pensieri hanno un corpo, una densità invisibile ma reale. Lui li chiama corpo-pensieri. Sono onde, vibrazioni, memoria e impulso. Sono fatti della stessa materia sottile di cui è fatta la musica, l’energia, la luce: esistono, hanno consistenza, solo che non si afferrano con le mani. Non come il bracciolo di una sedia o un pallone.
Pensare non è un’attività “minore”, secondaria rispetto al fare. Al contrario: il pensiero è una forma di azione. Una delle più potenti, perché non è costretta dai confini del nostro corpo. Un pensiero non resta chiuso nella testa: esce, si diffonde, plasma, influenza.
Nel silenzio, mentre restiamo immobili, siamo invece in pieno movimento interiore. Creiamo pensieri vivi, li lasciamo andare, o li tratteniamo, li nutriamo, li trasformiamo. A volte ne siamo consapevoli, altre no. Ma ciò non cambia la loro realtà: sono lì, ci circondano, formano l’atmosfera invisibile della nostra esistenza. L’umanosfera.
Siamo fatti anche dei pensieri degli altri
Quello che pensiamo oggi non muore domani. Un pensiero lascia tracce. Permane. Si aggancia ad altri pensieri. Incontra, ispira, condiziona. Non siamo mai veramente soli: siamo costantemente immersi nei pensieri nostri e degli altri. Quelli del passato e del presente, che a loro volta condizioneranno quelli del futuro.
Ci troviamo, dunque, avvolti in una rete sottile di presenze mentali, che ci parlano, ci attraversano, ci orientano. Non possiamo controllarle tutte, ma possiamo allenarci a essere consapevoli delle nostre e a percepire quelle con cui entriamo in contatto.
È importante riconoscere i nostri pensieri, per scegliere quali lasciar fiorire e quali lasciar andare. Perché ogni pensiero che emettiamo — come un seme nel vento — va a sedimentarsi nel campo mentale collettivo, e può fiorire in qualcun altro. Le idee sono contagiose. Le emozioni lo sono ancora di più. E ogni pensiero porta in sé una forma di responsabilità.
Se questo è vero — e lo è — allora vale la pena chiedersi: quali pensieri sto nutrendo oggi?
Conclusione
I pensieri sono azioni e hanno un corpo, e modellano la nostra realtà. Non vanno sottovalutati. Non sono fantasmi passeggeri. Sono pensieri vivi, e vivono con noi, anche quando non ce ne accorgiamo.
Essere consapevoli dei propri pensieri è un atto di cura. Verso di sé, verso gli altri, verso il mondo che condividiamo. Perché il pensiero, come la voce, lascia eco. E a volte, le voci di dentro dicono molte più cose delle voci di fuori.

