La differenza tra immaginario e immaginare
Ho pensato di distinguere l’immaginario dall’immaginare.
Già possiamo chiederci che differenza c’è tra fantasia e immaginare.
Ritengo che tra fantasia e immaginare ci siano diversità di permanenza temporale e spaziale. Per l’immaginario si aggiungono differenze di distorsione…
Fantasia, immaginazione e desiderio
Fantasia e immaginazione permettono di aprire scenari virtuali, che appaiono reali, con cui soddisfare desideri… “Sarebbe bello se…” Il desiderio viene goduto immaginando la soddisfazione come una parentesi intensa. Similmente a quei processi con cui i bambini costruiscono i loro giochi ingegnandosi con la fantasia. Giochi che per essere goduti devono soddisfare il più possibile il “facciamo come se…”.
Il gioco e la costruzione dell’immaginario infantile
Questo è importante perché permette loro di immaginare il futuro della vita e rappresentarsi come sarà. Giocando a mamma o papà casetta, a fare i soldati, poliziotti, astronauti, gangster, maghi, piloti, atleti olimpionici, calciatori e ogni altro ruolo, finiscono per dover mettere in scena da attori impegnati le relazioni, le emozioni, le contraddizioni, i conflitti. E gestirli nel gioco: “Facciamo che io ero il buono e tu il cattivo”… “Ta-tatam! Prendi questo, bang, bang”… “Facciamo che tu cercavi di fermarmi ma io ti passavo sopra… alla fine vincevo io”.
Processi creativi e confini della realtà
Fantasia, immaginare, gioco, anche sognare a occhi aperti possono essere processi creativi che si iscrivono in un tempo che ha un inizio e una fine. Altrimenti, rischiano di far uscire dai confini della realtà. Come può succedere a chi non riesce a concentrarsi su quello che sta facendo, permettendosi di essere altrove con i pensieri, a chi permane a lungo con la testa fra le nuvole, agli attori che troppo immedesimati nelle loro parti perdono la loro identità e recitano la loro vita. E persino a chi, per difendersi, utilizza miscele di comportamenti alternando nelle relazioni con sé e con gli altri facsimili di identità e di emozioni che non gli consentono di vivere adeguatamente.
L’immaginario dopo l’infanzia
Per come me lo rappresento, l’immaginario, dopo l’infanzia, è un modo non solo di immaginare, ma di permanere nella rappresentazione utilizzando una serie di immaginazioni successive che vanno oltre all’immedesimarsi, come capita vedendo film o leggendo libri. Quindi non è solo che mi immagino, e di fronte a quella rappresentazione riconosco i miei desideri, le mie paure, le mie frustrazioni, prendendo coscienza di cosa potrei fare in proposito, o che ci sono dei limiti da accettare. Nell’immaginario la consapevolezza viene saltata e le energie sostengono tempi più o meno lunghi di illusione che cerca di godere e di potere oltre i limiti della realtà.
Immaginari a catena e dipendenza
Per ottenere illusioni verosimili e non riconosciute si dà luogo a una serie di immaginari a catena per sostenere gli effetti speciali. Questo comporta che lentamente, senza accorgersene, anche di fronte alle piccole o grandi evenienze del vivere, la persona, invece che affrontare limiti, conflitti e responsabilità, ricorra ai trucchi dell’immaginario, negando o edulcorando aspetti della realtà. Questo lento sforare rischia di diventare una dipendenza, quasi una droga.
Immaginario, ansia e panico
L’immaginario, così inteso, è in buona parte responsabile delle sintomatologie ansiose e degli attacchi di panico. Alterando senso del reale e favorendo dispercezioni, fa perdere il controllo delle emozioni e delle dimensioni spazio temporali, dando luogo a fantasmi rispetto ai quali la persona finisce per provare impotenza, inermità e tendenza all’isolamento.

